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Dario Fo

Focus sui mestieri del teatro: il drammaturgo

in Rubrica

Riprendiamo il nostro approfondimento sui mestieri del teatro proseguendo con quello del drammaturgo. C’è un’immagine che può raccontare efficacemente l’essenza del mestiere del drammaturgo, quella di Carlo Goldoni intento a scrivere la scena di una sua commedia su un tavolino ai bordi del palcoscenico. C’è fatalmente, o ci dovrebbe essere, un rapporto stretto tra palcoscenico e scrittura drammaturgica, e lo sapeva bene il commediografo veneziano, che tanto si era battuto per la sua riforma teatrale, volta a portare di nuovo al centro del sistema teatrale il testo scritto.

Per far questo ha applicato il principio della gradualità, si è avvalso ovvero della ricetta del mitridatismo, inserendo in dosi sempre più robuste l’intervento delle parti scritte, e rendendo, dunque, questo elemento non venefico al gusto degli interpreti. Scrivere un testo teatrale non riguarda la pura e semplice sfera apollinea, non può e non deve essere un mero esercizio intellettuale, culturale, la pura e semplice riproposizione di schemi, more geometrico, di meccanismi scenici, ad esempio legati ai topoi più efficaci della comicità o che possiamo riscontrare ad esempio all’interno del dramma.

Dario Fo, Focus sui mestieri del teatro - Il drammaturgo

La teoria aiuta, così come le stratificazione mnestiche, la memoria di tutta la drammaturgia precedente e contemporanea, tuttavia respirare la polvere di palcoscenico, conoscere da vicino, o meglio ancora dall’interno, le meccaniche, il funzionamento del “fare teatro” è condizione indispensabile. Avere la cognizione dell’imprescindibile elemento umano della scena, padroneggiare quella pittura materica fatta di fonemi, di gesti, quello scorrere dei quadri, la naturalità dei dialoghi e delle situazioni, rappresenta la sfida irrinunciabile.

E non c’è esercizio più complesso che quello della restituzione della verosimiglianza, anzi di quell’ulteriore orizzonte dato dalla ricerca del “più vero del vero”, della difficile distillazione della vita nella sua versione quintessenziale, ad alta gradazione alcolica. L’obiettivo è sostanzialmente quello di fare dell’umano una sorta di universale poetico, e allo stesso tempo, aprire, attraverso la propria scrittura, un patto drammaturgico, un patto di fede con gli spettatori, portandoli a credere, almeno per il tempo dello spettacolo, a quell’ipotesi di vita che si realizza sul palcoscenico.

Sarah Kane, Focus sui mestieri del teatro - Il drammaturgo

Dunque, un testo va sperimentato alla sua prova dei fatti, sulla scena, le battute devono vibrare nelle laringi, devono diventare fiato, vestire, insomma, la carne dell’interprete, e quel vestito deve essere necessariamente un lavoro di alta sartoria drammaturgica. Citando sempre Goldoni, il personaggio della Locandiera nasce dall’osservazione di un’attrice, dalla valutazione attenta di un potenziale espressivo, capitalizzabile in un nuova creazione teatrale, insomma l’interprete Corallina diventa, nell’intuizione goldoniana, forte e determinata quanto il cogito cartesiano, la Locandiera, scavalcando e facendo letteralmente terremotare quella gerarchia all’interno delle compagnie, nelle quali alla prima attrice andava riservata la parte preponderante del peso testuale.

Proprio per questi motivi abbiamo deciso di dedicare il nostro focus sui mestieri del teatro al drammaturgo. Fondamentale in quanto è chiamato, se non a risolvere l’equazione umana, almeno a prevedere una scrittura che sia con essa compatibile, un elemento che sappia tradurre, e non tradire, la complessità dell’esperienza umana, la quale non può rinunciare all’ingrediente psichico, a quello emotivo, ed al linguaggio immediato dell’espressione corporea. La scrittura teatrale deve avere il carattere della necessità, deve letteralmente urgere nelle dita del drammaturgo, e tramutarsi nel frenetico battere sulla tastiera.

Focus sui mestieri del teatro - Il drammaturgo

In questo nostro focus sui mestieri del teatro, parlando della figura del drammaturgo, non possiamo non citare un altro celebre nome. Pirandello ha dato una visione efficace di cosa sia il travagliato percorso dell’ispirazione, quando, nei Sei personaggi in cerca d’autore, fa raccontare ad uno di essi come lui egli altri si siano affacciati, diverse volte, da fuori, alla finestra dell’autore, nel tentativo di stimolare la sua creatività, chiedendogli di avere una forma compiuta, di non svaporare nella terra di mezzo del possibile, dell’idea nebulosa, tutta da sviluppare ed articolare.

Per testimonianza di diversi autori, i testi, i personaggi, finiscono quasi con lo scriversi da soli, come se l’autore fosse letteralmente posseduto dalla storia e da essi, diventasse un tramite di forze superiori, una Pizia in grado di portare la voce oracolare di un Apollo. Il drammaturgo si immedesima stanislavskijanamente, prima degli interpreti, nei personaggi, anche in quelli più lontani dalla sua sensibilità etica, anche in quelli che maggiormente detesta, li vive coerentemente dal di dentro, ricrea quel particolare, unico, flusso di coscienza che li contraddistingue. Fatte queste considerazioni appara dunque evidente che scrivere teatro equivale idealmente a mettere al mondo un nuovo mondo.

Se questo articolo vi è piaciuto, vi invitiamo a leggere gli altri approfondimenti presenti tra le nostre rubriche, come quello dedicato alla figura dello scenografo, un altro ruolo importante per la buona riuscita di uno spettacolo teatrale.

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